La moderna società ci ha abituato ad attribuire maggiore importanza a tutto ciò che è altisonante e maestoso; i ritmi frenetici del nostro tempo ci hanno rubato l’istinto naturale di badare all’essenza rendendoci schiavi delle apparenze e della forma. Sarà forse per questo che alla parola TE’ si attribuisce la riduttiva definizione di “bevanda del malato”? Forse due lettere sono troppo poche per rappresentare la storia millenaria di queste foglie che nel corso dei secoli sono state infuse nelle tazze di monaci buddisti, imperatori giapponesi, re e regine europei o semplici contadini cinesi? Due semplici lettere che racchiudono un mondo fatto di gusti, sfumature colori e popoli.
Una piccola parola alla quale è doveroso attribuire molteplici significati per giungere comunque all’unica vera essenza: ritrovare nella natura la nostra vera ed unica natura.